Edo Ansaloni (†2020) fù l’unico a filmare i primi soldati Polacchi ad entrare a Bologna il 21 Aprile 1945.
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta ad aprile del 2015.
Testo e foto: Fausto e Stasia Branchi
Incontro con Edo Ansaloni, vivaista, collezionista di veicoli militari e non, fondatore del Club Nazionale Fuoristrada nel 1969; ma soprattutto ideatore e realizzatore di un sogno: dalla sua esperienza vissuta durante la II Guerra Mondiale come staffetta partigiana e dalla sua passione per la Storia è nato il “Museo Memoriale della Libertà”, un Museo “vivo” che vale la pena visitare, consiglio rivolto soprattutto alla numerosa comunità Polacca che vive qui in Italia, infatti, Edo Ansaloni, allora giovane fotoreporter, il 21 Aprile 1945 filmò e fotografò l’entrata in Bologna dei primi soldati Polacchi del 2° Corpo d’Armata, comandati dal Generale Anders, ed i primi, tra gli Alleati, ad entrare nella città, che avevano contribuito a liberare nel corso di durissime battaglie: il Cimitero di Guerra Polacco che sorge davanti al “Museo Memoriale della Libertà”, di fianco a quello del Commonwealth, ne sono testimoni a perenne ricordo del loro sacrificio supremo.
FOTOGRAFIA E VIDEO: PASSIONI PERICOLOSE PER UN RAGAZZO IN TEMPO DI GUERRA. IL CAMMINO PER ARRIVARE A QUEL 21 APRILE.
Edo Ansaloni, Bolognese di nascita, aveva quattordici anni quando cominciò la Seconda Guerra Mondiale, l’adolescenza la trascorse lavorando nel vivaio dei genitori, studiando poi in collegio; la sua più grande passione è per la Fotografia. La sua prima fotocamera fu una Kodak BABY BROWNIE 4,5×6 in Bakelite (una delle prime produzioni di plastica dura, usata per la fabbricazione di fotocamere, radio…) che si procurò scambiandola con una pistola scacciacani simile ad una Berretta, a Edo non sono mai piaciute le armi. In collegio, dove di giorno studiava, sviluppava le sue fotografie di notte nei bagni. Il tempo passa e la guerra si fa sempre più vicina a Bologna: cominciano i primi rastrellamenti da parte dell’Esercito Tedesco che nel frattempo ha occupato la città, i prigionieri accusati di essere partigiani o di collaborare con loro, vengono torturati nelle prigioni e poi fucilati, la lotta partigiana di Resistenza contro il regime nazi-fascista si fa sempre più dura e di pari passo procede la repressione.
Dall’alto del cielo poi i bombardieri Alleati sganciano sempre più bombe sopra Bologna ed è proprio durante i bombardamenti degli Alleati che Edo Ansaloni, anziché scendere come tutti nei rifugi, sale sui tetti della città per poter filmare i bombardieri che solcano i cieli lasciando una scia di morte su Bologna e la sua periferia.
In quel periodo Edo accompagnava suo padre, Partigiano del Corpo Volontari della Libertà, Comitato Nazionale della Liberazione, alle riunioni segrete ma, non potendovi entrare, restava ad aspettarlo anche per ore nei pressi del centro di Bologna; questo tempo libero Edo lo spendeva anche per fotografare. Appassionato di Calcio, iniziò quindi a fotografare i giocatori del Bologna: si giocavano molte partite allo Stadio all’epoca, tra un bombardamento e l’altro, e c’era anche il Campionato Interforze dove si incontravano, tra le varie squadre, Artiglieri contro Bersaglieri oppure le Brigate Nere contro la squadra dei Tedeschi.
In questo periodo Edo portava avanti il suo lavoro come Staffetta Partigiana; per esempio, con un furgone, consegnava rifornimenti ai gruppi Partigiani di Firenze od in altre zone, ma la passione che aveva nel sangue, la fotografia, gli fece crescere il bisogno di documentare i fatti che accadevano intorno a lui. Questo desiderio fortissimo lo portò a salire sui tetti delle case durante i bombardamenti, per fotografare e filmare l’evento, anziché scendere nei rifugi, col rischio ulteriore di venire scoperto ed arrestato per essere poi spedito in Germania. Ma Edo non si curava dei vari rischi, li conosceva, semplicemente la sua passione per documentare ciò che stava accadendo era più forte di tutto; quella passione che ogni Fotoreporter conosce quando si trova a documentare qualcosa di estremo con la consapevolezza che ciò che sta riprendendo servirà per non dimenticare.
Si ritrovò così, la mattina del 21 Aprile 1945 a filmare un documento eccezionale: i primi soldati Polacchi che entrarono a Bologna, dopo aver combattuto “per la vostra e per la nostra Libertà”, da Porta Mazzini proseguendo per Strada Maggiore, ancora con le armi cariche in pugno, cauti e sospettosi, proprio come si può vedere nell’esclusivo ed unico video girato da Edo e che ora si può rivedere al Museo Memoriale della Libertà. Erano le avanguardie dei circa quattrocento soldati del Generale Anders; la loro diffidenza era dettata dal fatto che, poco prima, qualcuno dai tetti di un palazzo aveva sparato contro di loro e quindi, pensando ai cecchini la loro concentrazione era massima. La prima Bandiera che ha sventolato libera nel cielo di Bologna, documentata anch’essa dal giovane Edo, dall’alto della torre degli Asinelli, è stata proprio quella della Polonia. Via via entrarono poi tutti gli altri soldati Polacchi, a piedi o con i loro mezzi corazzati, insieme agli Inglesi, Americani ed ai Gruppi Partigiani ed ai soldati della “Friuli” e di altri reparti che contribuirono alla Liberazione di Bologna.
COME NASCE IL MUSEO MEMORIALE DELLA LIBERTA’: IL DESIDERIO DI CONDIVIDERE IL RICORDO
Appena finita la Guerra, in Europa, l’Agricoltura necessitava di mezzi potenti, di trattori, ma gli unici mezzi disponibili con determinate caratteristiche erano quelli militari.
Jeep, Dodge, Half-Track, GMC ed altri mezzi simili, si prestavano egregiamente ai nuovi bisogni in Agricoltura. Allo scopo di ridurre il consumo di benzina ed il suo alto costo, si modificarono i motori per essere alimentati a metano, oppure vennero sostituiti con motori a gasolio. La rinnovata azienda vivaistica di Edo Ansaloni necessitava di molti mezzi militari per soddisfare le grandi esigenze diverse dei vari vivai, quindi Edo cominciò da subito a reperirli, utilizzarli e poi a conservarli. Contemporaneamente il figlio di Edo, Arturo, collezionava divise di ogni genere ed anche ogni sorta di suppellettili ed accessori militari.
Dopo qualche decennio si ritrovarono così con un certo numero di materiale militare. Insieme pensarono che sarebbe stata cosa giusta ricordare l’opera dei Partigiani, come erano stati la madre ed il padre e tutte le famiglie che lavorarono presso i vivai Ansaloni durante la II Guerra Mondiale, tutte riunite come una unica famiglia, coinvolte nella lotta Partigiana contro un regime dittatoriale.
Da questa riflessione è nato il Museo Memoriale della Libertà.
Per la realizzazione è stata consultata la Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Bologna, il Comune e l’Istituto dei Beni Storici e Culturali.
Sono state realizzate alcuni set che descrivono in modo dettagliato importanti episodi di guerra avvenuti a Bologna e dintorni: dal reclutamento operato dai soldati Tedeschi della TODT di civili da impiegare in lavorazioni anche in prima linea, a come era la vita nei rifugi durante i bombardamenti sulla città, alla Battaglia di Porta Lame, fino alla Battaglia di Monte Belvedere.
Con l’aiuto di esperti scenografi la veridicità che si prova nel visitare questo particolare Museo è impressionante, grazie anche all’aggiunta del sonoro.
Il Museo coglie lo scopo di attirare ed interessare i giovani alla Storia “dal vivo”, imparata non leggendola solamente, ma “vivendola”, anche e soprattutto grazie ai documenti video e fotografici che Edo, giovane Staffetta Partigiana con la passione per la Fotografia, sfidando tutti i rischi di una guerra, ha realizzato per documentarla.
Recentemente il Museo Memoriale della Libertà ha avuto come ospite Alberto Angela, conduttore della trasmissione televisiva “Ulisse” della R.A.I. Radio Televisione Italiana, il quale ha scritto nel libro degli Ospiti che non avrebbe
“ … mai creduto di riuscire a vivere il passato con i piedi nel presente”.
Questo è il Museo Memoriale della Libertà.
Il pensiero di Edo Ansaloni è sempre rivolto alle giovani generazioni: soprattutto per loro è stato realizzato questo Museo, perché è dal passato che si può comprendere il presente per cercare di migliorare il futuro.
Edo ha un solo rammarico, amaro: amministratori e politici non vengono mai a mescolarsi agli studenti delle scolaresche in visita al Museo, perdendosi momenti intensi ed anche di grande commozione di questi giovani visitatori che dimostrano un interesse incredibile per ciò che questo Museo Memoriale racconta loro. I loro Insegnanti poi fanno spesso l’impossibile per poterli portare: sembra un paradosso ma, per via di certi regolamenti scolastici, poter portare le scolaresche a visitare questo Museo Memoriale della Libertà è estremamente difficoltoso.
Auguriamoci che in futuro sempre più studenti possano venire a visitare questo Museo per imparare la Storia “ vivendo il passato con i piedi nel presente” come ha scritto Alberto Angela.
Si ringrazia Edo Ansaloni per la disponibilità, Carla, Direttrice del Museo Memoriale della Libertà per la collaborazione e a tutto lo staff.
Foto ed articolo:
Stasia e Fausto Branchi fotografi
responsabili dell’associazione culturale Italo – Polacca
“Natura i Sztuka – Natura e Arte” mail: sztukainatura@gmail.com
MUSEO MEMORIALE DELLA LIBERTA’,
via Giuseppe Dozza 24 – 40139 BOLOGNA
Indirizzo mail: info@museomemoriale.com
Tel.: 0039 – 051461100
www.museomemoriale.com
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