ARTE

Pittore polacco HENRYK SIEMIRADZKI (1843-1902) – Il necrologio sulla rivista italiana “EMPORIUM”

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Henryk Siemiradzki si stabilì a Roma negli anni 70’ del XIX secolo, solo le estati trascorreva a Strzałkowo vicino a Częstochowa – lì dov’è morto. La sua casa romana in via Gaeta era stata per molti anni il centro della vita polacca –  “sede di riunioni e lauti pranzi per i polacchi, sia per quelli che risiedevano stabilmente a Roma che per gli ospiti giunti dalle terre polacche” (A. Zieliński “Presenza polacca nell’Italia dell’entre-deux-guerres”). Subito dopo la morte avvenuta il 23 agosto del 1902, la rivista italiana “EMPORIUM” pubblicò il necrologio dell’artista insieme alla sua foto e la foto del quadro “Le fiaccole vive di Nerone” (oggi conosciuto piuttosto come “Le torce di Nerone”) – una delle più famose opere di Siemiradzki. Il necrologio originale in bianco e nero è consultabile sul sito www.emporium.sns.it

Enrico Siemiradzki
ENRICO SIEMIRADZKI, LE FIACCOLE VIVE DI NERONE

EMPORIUM vol. XVI n°93 p.246

MISCELLANEA

Necrologio (traduzione in lingua polacca)

Siemiradzki (Enrico di), uno dei più grandi pittori della Polonia russa, nato a Charkov il 15 novembre 1843, morto nel castello di Strzalkow (Polonia russa) il 23 dello scorso agosto.

Studiato pittura a Pietroburgo, ottenne, nel 1870, col quadro Alessandro il Grande  e il suo medico, la medaglia d’oro ed uno stipendio per recarsi a studiare all’estero. Così incominciava ad avverarsi il suo desiderio di attingere l’ispirazione artistica fuori dei confini del suo paese. Di fatti, poco dopo lo troviamo a Monaco di Baviera, allievo di quel grande colorista che fu Carlo von Piloty; di lì mandò a Pietroburgo, nel 1873, il quadro Cristo e la peccatrice, ispirato ad una poesia di Tolstoj ed acquistato dallo czar [zar]. Ma il grande desiderio che lo spingeva verso il mezzogiorno non era ancora appagato: l’Italia, la terra che ospitò stabilmente tanti pittori nordici, fino ad Arnoldo Böcklin, attirava potentemente anche lui, col suo fascino di luce e di colori. Trasferitosi a Roma, si mise a studiare sotto l’Alma Tadema, la cui natura artistica armonizzava colla sua. Primo frutto del soggiorno a Roma furono Le fiaccole vive di Nerone, il quadro divenuto poi celebre in tutta Europa e che si dice abbia suggerito al Sienkiewicz l’idea del Quo vadis? L’autore lo donò al museo di Cracovia.

LE FIACCOLE VIVE DI NERONE (www.wikipedia.org)

Nella sua vita, che toccò appena il sessantesimo anno, il Siemiradzki fu di un’attività straordinaria, ma tutti i suoi numerosi lavori si possono distribuire in due grandi categorie: quella dell’antichità greco-romana e quella dell’antica storia cristiana, specialmente della vita di Cristo.

Al primo gruppo, cioè ai soggetti tratti dall’antico mondo – che egli, al pari del suo maestro Alma Tadema, si studiò di penetrare a fondo, fin nei piccoli particolari -, appartengono, oltre alle citate Fiaccole vive, il quadro di genere Donna o vaso (nel museo Kestner ad Annover); Frine ad Eleusi (esposto nel 1889 a Pietroburgo ed acquistato dallo czar); Notte estiva a Pompei (1884); la notissima tela Sull’esempio degli dei – una copia amorosa abbracciata presso al gruppo di Amore e Psiche -; Il trionfo d’Aurora, pel palazzo d’un mecenate di Pietroburgo; Il merciajo al tempio; Dirce cristiana – Nerone, nel circo, guarda il cadavere d’una martire trascinata a morte da un toro – molte scene villerecce dell’antica Grecia.

Della seconda categoria, ispirata alla vita di Cristo e dei primi cristiani, ricordiamo Cristo e la peccatrice; Cristo in casa di Maria e di Marta (1886); La tempesta sedata sul lago di Genezaret; L’uscita dalle catacombe.

Talvolta, ma di rado, si dedicò ai quadri di genere e soggetti dell’antica storia slava – per esempio, nel grande dipinto decorativo Cremazione della salma d’un condottiero russo nel secolo X, eseguito pel museo storico di Mosca -; infine notiamo un quadro che non ha che da vedere colle categorie enumerate: rappresenta lo Chopin al piano, in casa del principe Antonio Radziwill, in mezzo ad un gruppo di quindici personaggi, tra i quali Alessandro Humboldt; purtroppo, non si sa dove si trovi.

Il Siemiradzki fu pittore dal colorito smagliante e dalla tecnica ardita, che nella composizione non conobbe difficoltà; d’altra parte, non si può negare che molti suoi dipinti abbiano qualcosa di coreografico, ricordante i sipari da teatro e i panorami, ciò che pero non impedì al suo nome ed alla sua arte di raggiungere una popolarità non ottenuta da nessun altro artista della sua nazione.

A proposito di nazione: da parte polacca più volte fu mosso appunto al Siemiradzki per aver egli trascurato, nei suoi quadri che gli procacciarono tanta fama nelle capitali artistiche d’Europa e dell’America, la storia del suo paese. Si sarebbe voluto, per cosi dire, un Siemiradzki meno ammirato dalle nazioni civili, meno internazionale, meno celebre, ma più polacco nel pensiero, nella parola, nelle tele. Come al solito, anche qui lo chauvinisme non s’accorgeva di giudicare da un punto particolarista una questione che non può avere i suoi limiti entro considerazioni nazionalistiche: nel suo internazionalismo, il defunto pittore, anche esponendo i suoi quadri prima all’estero che in patria, faceva risuonare alto il nome polacco, molto più che se avesse ristretto l’opera sua a glorificare il passato della Polonia.

LE FIACCOLE VIVE DI NERONE (PARTICOLARE) (www.wikipedia.org)
Agata Rola-Bruni
Giornalista, appassionata dell'arte e della natura, ricercatrice nel campo di "momenti polacchi" a Roma.

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